La Sindrome di Angelman è una malattia genetica rara, nella maggior parte dei casi non ereditaria, caratterizzata da un ritardo nello sviluppo e gravi danni neurologici. Colpisce un bimbo ogni 12-15.000 nati (ma è probabile che l’incidenza possa essere superiore perché non è facile diagnosticare questa malattia).
I bambini affetti da questa sindrome non possono parlare, hanno gravi difficoltà cognitive e motorie e soffrono di debilitanti attacchi epilettici.
Ogni giorno lottano per acquisire le abilità che gli altri bimbi apprendono naturalmente. Necessitano di assistenza per tutta la vita.

 

Come si manifesta?

I primi sintomi si manifestano intorno ai cinque-sei mesi: i bimbi con questa sindrome cominciano a mostrare problemi di alimentazione (con difficoltà di suzione e/o rigurgito), disturbi di coordinazione (problemi di equilibrio e tremore) e ritardo nello sviluppo psicomotorio. Intorno all’anno e mezzo mostrano movimenti a scatti, un caratteristico comportamento gioioso con scoppi di riso immotivati e si palesa l’assenza di linguaggio.
Prima dell’anno possono comparire crisi epilettiche (convulsioni o momenti di assenza). L’epilessia è un sintomo classico della malattia che ricorre in quasi tutti i bimbi Angelman: di norma le prime crisi compaiono entro i tre anni ma possono manifestarsi anche più tardi.
La maggior parte dei bimbi malati ha problemi di iperattività, ipereccitabilità, attenzione, disturbi del sonno e difficoltà comportamentali. Altri tratti frequenti sono microcefalia (testa piccola rispetto al resto del corpo), strabismo, capelli chiari e occhi azzurri (riconducibili alla malattia solo nel caso di delezione) e dismorfismi al viso (bocca ampia e denti distanziati).
Alcuni possono soffrire di scoliosi e infezioni delle vie aeree (tonsilliti, faringiti, bronchiti ecc.).

Come viene diagnosticata?

La diagnosi si basa principalmente sull’osservazione clinica del bambino. Se si riscontrano nel proprio figlio i sintomi della malattia – una storia di ritardo motorio e successivamente un ritardo nello sviluppo generale, soprattutto di parola e episodi di crisi epilettiche – è opportuno rivolgersi a un neurospichiatra di una struttura ospedaliera che potrà visitare il bambino, effettuare un encefalogramma e, in caso di analisi EEG anormale, test genetici mirati (analisi cromosomica, test del Dna e sequenziamento del gene UBE3A). Questi test sono eseguiti su un campione di sangue del bimbo e nella maggior parte dei casi consentono di confermare la diagnosi e di individuare il tipo di alterazione genetica responsabile della malattia.
Esiste una percentuale di pazienti in cui le tecniche attuali non sono in grado di riscontrare alcuna anomalia e la diagnosi può avvenire solo su base clinica.

Quali sono le cause?

La Sindrome di Angelman è dovuta all’assenza o al funzionamento anomalo della componente materna di una regione del cromosoma 15, la regione 15q11-q13.
I sintomi associati alla sindrome sono dovuti a una ridotta espressione del gene UBE3A che viene ereditato normalmente dall’allele materno.
Nella maggior parte dei malati (circa il 70%) la sindrome insorge a causa di una delezione, cioè della perdita di una porzione del cromosoma 15 di origine materna, la porzione 15q11-q13. In altri casi (circa il 10% dei malati) la malattia è dovuta a una mutazione del gene UBE3A.
Più raramente (2-4% dei malati) la sindrome è causata da dicotomia uniparentale paterna, ovvero dalla presenza di due cromosomi 15 di origine paterna (manca il contributo genetico materno).
Una piccola minoranza di malati (3%) presenta infine difetti del centro dell’imprinting, cioè un difetto a carico della regione genetica coinvolta nel controllo dell’attivazione di UBE3A e degli altri geni ad imprinting materno.
Nell’11-20% dei casi non si riscontra nessuna delle quattro cause sopra descritte. In questi malati la malattia è probabilmente dovuta a una mutazione in un altro gene che regola l’espressione di UBE3A.

È una malattia ereditaria?

Nella maggior parte dei casi no, l’alterazione genetica insorge in modo sporadico durante la formazione delle cellule riproduttive. Quindi le persone affette dalla sindrome normalmente non hanno una storia familiare della malattia.

Esistono diversi livelli di gravità della malattia?

Ogni bambino Angelman è un caso a sè. Soprattutto nei primi anni di vita è molto difficile valutare il livello di gravità della malattia. In generale, sembrerebbe che le delezioni si associno a situazioni più gravi e le mutazioni a forme più lievi della sindrome: la maggior parte dei bambini con mutazione UBE3A presenta una situazione meno compromessa e può non soffrire di crisi epilettiche.
A questo riguardo si stanno compiendo anche in Italia studi mirati a correlare il difetto genetico del malato con una specifica prognosi.

I malati affetti dalla Sindrome di Angelman possono dire qualche parola?

La maggior parte riesce a pronunciare fino a 5-10 parole. I malati più lievi possono sviluppare qualche parola in più e un maggior grado di auto-cura.
Comunicare a parole per i malati Angelman è di fatto la cosa più difficile ma possono farsi capire ed è ampiamente accettato che la loro comprensione del linguaggio è molto più grande delle loro capacità di parlare.
I bambini affetti da questa sindrome mostrano un profondo desiderio di interagire.
Terapie mirate di comunicazione possono migliorare in modo importante la loro capacità di comprendere e di comunicare. Avvicinarli molto presto alla comunicazione alternativa in simboli li può aiutare molto a comunicare con gli altri.

Il ritardo cognitivo dei malati Angelman è grave?

I problemi cognitivi potrebbero essere meno gravi di quelli stimati. Il fatto che i malati Angelman non parlino porta a sottovalutare la loro capacità di comprensione.
In realtà il cervello dei bambini con la SA non è compromesso. I problemi di comprensione riguardano la comprensione linguistica, dipendono cioè principalmente dalla difficoltà di comprendere le parole.

Che adulti saranno i bambini con la SA?

La prognosi dipende dalla gravità del danno genetico e dal tipo di stimolazione e rieducazione psicomotoria ricevuta. In generale le crisi epilettiche, l’iperattività e i problemi di coordinazione tendono a migliore con l’età. Di contro possono manifestarsi problemi di obesità perché al posto dell’iperattività tende a subentrare una pigrizia motoria.
La malattia non è degenerativa e l’aspettativa di vita è normale: in rari casi durante l’invecchiamento si può avere un ulteriore regressione nello sviluppo.

La Sindrome di Angelman è curabile?

Attualmente non esiste un trattamento in grado di guarire i malati con la SA ma la ricerca è molto avanzata. Secondo gli studiosi una cura non solo è possibile ma molto probabile. Questo perché è già stato individuato il gene responsabile della malattia, il gene UBE3A. Negli ultimi quindici anni gli scienziati si sono concentrati nella ricerca di una terapia conseguendo risultati molto importanti. Le scoperte degli ultimi mesi hanno acceso la speranza per tante famiglie e potrebbero portare in pochi anni a una cura per i malati Angelman.

Come si può migliorare la qualità di vita dei bambini Angelman?

La qualità di vita dei malati Angelman può essere migliorata molto e in diversi modi:

  • gli attacchi epilettici possono essere controllati sotto la guida di un bravo neuropsichiatria infantile con degli esami elettroencefalogrammi periodici e farmaci antiepilettici;
  • i problemi motori e di comportamento possono essere alleviati attraverso l’attività fisica (l’intervento precoce con fisioterapia è importante per favorire la mobilità articolare e prevenire l’irrigidimento delle articolazioni), la terapia occupazionale (logopedia, idroterapia e musicoterapia sono di grande aiuto) e la riabilitazione psicomotoria. Il neuropsichiatra infantile può indicare un centro dove poter effettuare una fisioterapia adeguata. Sul territorio lombardo esistono Asl con figure molto preparate a cui ci si può affidare e che possono seguire il bambino nel tempo.
  • anche i problemi di comunicazione possono essere ridotti: anche se non riescono a esprimersi a parole i bambini con la SA hanno la necessità e il desiderio di comunicare e la capacità di farlo: per aiutarli a comunicare è importante ricercare e stimolare quanto prima possibile una modalità di comunicazione alternativa al linguaggio verbale: molto utile è la Comunicazione Aumentativa (CAA), un approccio terapeutico che si basa sulla stimolazione di una modalità di comunicazione basata sui simboli.
  • per favorire il sonno dei malati si può somministrare la melatonina.
Qual è il rischio per i genitori di un bimbo malato di avere un altro figlio affetto dalla Sindrome di Angelman?

Il rischio varia a seconda del meccanismo responsabile della malattia. Per conoscere qual è il rischio di avere un altro figlio affetto dalla sindrome i genitori possono rivolgersi a un consulente genetico e sottoporsi a un prelievo di sangue per l’esame specifico.

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